LA CONSULENZA TECNICA D’UFFICIO: OPPORTUNITA’ O RISCHIO?

ctu

Dott.ssa Barbara Griffini

Spesso le persone che si separano seguendo la via giudiziale a causa dell’estrema conflittualità arrivano in consulenza tecnica d’ufficio senza sapere con chiarezza di cosa si tratta.

La consulenza tecnica d’ufficio è un incarico che viene dato dal Giudice ad un esperto del settore (psicologia, genitorialità  e dinamiche familiari) affinchè esprima il suo parere: può essere richiesta dal Giudice stesso oppure da una delle parti quando alcuni elementi che riguardano i minori gettano dubbi sul loro benessere. Ciò che viene richiesto all’esperto è una valutazione della situazione ed un parere rispetto agli eventuali fattori di rischio che potrebbero influire su un sano ed equilibrato sviluppo dei minori. Le indicazioni diverranno attuative con il decreto del Giudice.

Qual è, dunque, il vantaggio di una consulenza tecnica d’ufficio?

La valutazione della situazione da parte di un esperto può portare i periziandi ed i legali ad osservare da altri punti di vista e ad accorgersi delle reali dinamiche che sottostanno alla continua “lotta giudiziaria” di certo in atto.

La possibilità poi di essere richiamati al proprio ruolo genitoriale da parte del consulente risulta utile in una fase in cui i genitori sono solitamente eccessivamente coinvolti nel conflitto e nelle proprie sofferenze per prestare le necessarie attenzioni ai figli. Di solito le recriminazioni reciproche su sofferenze o disagi dei bambini, su loro necessità o desideri inascoltati dalla controparte, lamentele in merito alle mancanze genitoriali dell’altro sono in realtà strumentalizzazioni attraverso le quali si vuole colpire l’ex partner. Nella CTU il focus viene spesso riportato al funzionamento genitoriale, elemento utile a ripristinare almeno in parte una efficacia nel ruolo che i genitori devono recuperare quanto prima.

Dalle operazioni peritali può anche derivare un nuovo assetto della famiglia separata il quale in un primo momento è imposto (disposizioni del Giudice) e che poi però può essere interiorizzato ed accettato riconoscendone la bontà.

In ultimo la consulenza può riuscire a mostrare ai genitori in separazione i figli in una veste nuova mettendo in luce le effettive sofferenze che stanno vivendo e le reali necessità che possono invece passare in secondo piano in situazioni conflittuali, come già dicevamo.

Uno dei maggiori svantaggi del percorso giudiziale nella separazione e, quindi, di una probabilissima CTU sono i tempi ed i costi. La necessità di avvalersi delle prestazioni di un avvocato porta a gravi esborsi economici che possono durare anche anni, la consulenza tecnica d’ufficio poi è del tutto a carico delle parti e, spesso, anche chi è in gratuito patrocinio deve provvedere a corrispondere una parte della spesa della valutazione anche fino al 50%. I tempi della CTU poi non sono di certo brevi: il consulente può chiedere anche 120 giorni per il deposito della relazione e nulla gli impedisce di chiedere proroghe al fine di meglio rispondere al quesito del Giudice.

Gli ex partner, inoltre, si trovano inseriti in un percorso valutativo piuttosto stressante che va ad indagare aspetti specifici dei soggetti coinvolti e delle dinamiche familiari. Gli incontri hanno uno scopo valutativo e creano quindi inevitabilmente apprensione nei periziandi che tentano di presentarsi al meglio. Anche il coinvolgimento dei minori preoccupa spesso i genitori che possono temere che i bambini risentano della situazione. I colloqui congiunti, poi, obbligano gli ex partner a rivedersi e a confrontarsi su tematiche vecchie e nuove all’interno di una dinamica conflittuale e disfunzionale: la riattivazione di vissuti dolorosi e modalità relazionali conflittuali attraverso i colloqui può portare ad ulteriore inasprimento dei litigi ed aumento della tensione già alle stelle.

Spesso al CTU è richiesto di disporre un nuovo calendario di frequentazione: spesso capita che questo però non soddisfi le esigenze di tutti. Di solito il clima conflittuale porta gli ex coniugi ad avanzare richieste impossibili nel tentativo di salvaguardare la propria posizione. Questo può portare l’esperto nominato dal Giudice a dare indicazioni “di prassi” rifacendosi alla letteratura e alla norma “costringendo” i separandi ad adeguarsi a protocolli prestabiliti che, a volte, hanno poco a che fare con le reali esigenze di quella famiglia separata. Un altro rischio, quindi, risiede nel dover accettare disposizioni che non sono frutto di accordi ma che vengono stabilite da altri i quali, per quanto esperti (CTU, Giudice, Servizio Sociale) non sono membri della famiglia e non possono osservare ed avere a cuore la situazione come se lo fossero.

Altro rischio intrinseco nella CTU è costituito dal ritrovarsi alla fine con una situazione del tutto opposta a quella che ci si aspettava entrando in consulenza: le aspettative iniziali vengono totalmente disattese. Spesso ogni periziando è convinto della totale esattezza del proprio punto di vista ma il consulente può arrivare a conclusioni differenti poiché ha altri parametri attraverso i quali valutare la situazione.

La consulenza, seppur indispensabile in alcune situazioni, rappresenta il fallimento nel processo comunicativo, collaborativo e mediativo della coppia genitoriale: ricorrendo alla via giudiziale i separandi giocano alla roulette russa mettendo nelle mani di altri, anche se esperti, il loro futuro e quello dei loro figli. La CTU è emblematica della de-responsabilizzazione genitoriale in cui sempre più coppie incorrono in modo più o meno consapevole: il Giudice, il Consulente, l’assistente sociale diventano i veri responsabili del benessere dei minori e questo il più grande svantaggio che ci possa essere per un genitore.

“Separazione, divorzio e affidamento dei figli”, Cigoli, Gulotta, Santi, Giuffrè Editore, 2007, Mi

“Le nuove frontiere dell’affido condiviso”, Camerini, Maggioli Editore, 2018, RN