LA SEPARAZIONE COSTRINGE A “FARE DUE CONTI”

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Dott.ssa Marta Sanfelici

Decidere di separarsi comporta una serie di problematiche che vanno necessariamente affrontate e che spesso mettono seriamente alla prova i coniugi, al punto da chiedersi se valga davvero la pena fare questo passo fino in fondo. Si tratta di una scelta difficile che richiede tempi di riflessione e maturazione anche lunghi e che costringe a rivedere una serie di questioni, sia di natura economico-organizzativa che affettivo-relazionale.

Capita che alcune coppie, prima di arrivare alla separazione effettiva, decidano di vivere da “separati in casa”, tentando di assumere un certo distacco ma mantenendo contemporaneamente una relazione rispettosa e non troppo conflittuale.  Fra le motivazioni viene spesso citato il fatto di voler risparmiare sofferenza ai figli, permettendo loro di crescere con entrambi i genitori presenti. Molto spesso però ci sono altre variabili che contano, come gli aspetti economici. Separarsi comporta spesso, oltre alle spese legali e amministrative, anche un aumento del costo della vita (spese di gestione di casa che diventano a carico di uno solo dei due coniugi, spese per il mantenimento, acquisto di materiale doppio utile ai figli per evitare continui “traslochi”, affitto da pagare per chi lascia la casa coniugale o spese per l’acquisto di una nuova casa, ecc).

I problemi di tipo economico possono quindi ostacolare la disunione effettiva dei due coniugi che scelgono di vivere da separati in casa, seppur forzatamente. Questa persistenza del legame, nonostante l’amore sia terminato, a lungo andare può comportare un inasprimento del rancore e delle ostilità.

Oltre all’aspetto economico-finanziario, ad impedire l’allontanamento dei due coniugi spesso c’è la paura della sofferenza che deriva dal compiere questo passo. Decidere di separarsi comporta di dover fare i conti con se stessi, con l’idea di “perdere” l’altro, di affrontare dei grossi cambiamenti sia dal punto di vista dell’assetto familiare che delle abitudini e routine quotidiane. L’idea di rimanere “soli” spaventa e provoca inevitabilmente un forte stress che può manifestarsi con stati d’ansia, depressione e, nei casi più estremi, può portare addirittura a crisi psicotiche che possono indurre a commettere atti violenti (come a volte i fatti di cronaca purtroppo raccontano), motivati dalla non capacità di accettare la separazione.

Ciò che favorisce una reazione equilibrata e il superamento della crisi che può accompagnare l’evento separativo è prendersi del tempo per se stessi: coltivare interessi e passioni, concentrarsi sul lavoro, dedicarsi attivamente al rapporto con i propri figli quando presenti e con le altre figure familiari, mantenere o costruire ex novo relazioni amicali, dedicarsi al proprio benessere fisico oltre che psicologico. È necessario guardarsi dentro, riscoprire i propri desideri, i propri bisogni, individuare ed affrontare le proprie insicurezze, inserirsi in una nuova dimensione che non preveda più l’altro o l’altra ma che spinga a rimettersi al primo posto. Non bisogna temere la solitudine ma vederla come un’occasione personale, per riscoprire lati di sé che permetteranno di stare meglio anche con gli altri. Fare i conti con il proprio io interiore, ascoltare le proprie emozioni e i propri pensieri, renderà più consapevoli e capaci di affrontare il futuro e la costruzione di nuovi progetti di vita, senza paura di restare soli.

  • Bowlby J. , Costruzione e rottura dei legami affettivi, Cortina Ed. 1982
  • Gulotta G. , Cigoli V. , Santi G., Separazione, divorzio e affidamento dei figli, Giuffrè Ed. 1997
  • Schedule of recente Experiences di Holmes-Rahe: “The Social Readjustement rating scale”. Journal of Psicosomatic Resaerch, (1967). Vol. 11, pag. 213-218.

SEPARAZIONE CONFLITTUALE ED INFANZIA RUBATA

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Dott.ssa Barbara Griffini

Durante la crescita i figli necessitano di cure e protezione ma, al tempo stesso, di stabilire relazioni solide con entrambi i genitori in modo da introiettare ed attivare in seguito i modelli materno e paterno, maschile e femminile, elementi costitutivi dell’identità. Perché ciò accada i minori devono essere inseriti in un contesto sereno e poter rapportarsi con genitori, parenti, coetanei.

Se gestita in modo conflittuale la separazione può avere gravi ripercussioni sullo sviluppo psico-affettivo e fisiologico dei minori perché altera il clima in cui i bambini crescono.

Può risultare difficile comprendere chiaramente le gravi conseguenze che un ambiente familiare ricco di tensioni, scontri e conflitti ha sulle strutture ancora in crescita di bambini e ragazzi. La separazione è sempre un momento difficile per i bambini: se poi i genitori sono impegnati a litigare tra loro, a volte anche per anni, ai figli non viene garantito un contesto di serenità, elemento indispensabile per una crescita equilibrata. Da numerosi studi possiamo sostenere che la separazione dei genitori non porta necessariamente effetti negativi duraturi sui figli, il conflitto genitoriale invece sì.

La separazione conflittuale depriva i figli di tempo relazionale quotidiano con entrambi i genitori sul quale si costruisce anche l’identità del minore: i bambini si ri-conoscono in ciò che fanno anche e soprattutto insieme ai genitori. Con la separazione conflittuale i bambini si trovano a non poter più fare nello stesso modo ciò che facevano prima e questo può quindi impattare con ciò che sanno, pensano e sentono di essere. La frattura che si crea nel percorso di crescita definisce nella mente del bambino un “prima” e un “dopo” che tolgono continuità al processo di maturazione.

Anche il senso di appartenenza viene intaccato: nella separazione, in particolare quella conflittuale, il bambino perde la famiglia a cui apparteneva e, spesso, gli viene chiesto, in modo più o meno diretto, di iniziare ad appartenere più ad un genitore che all’altro. Il tempo (anche e soprattutto mentale) che prima era condiviso con entrambi i genitori viene diviso in “tempo con mamma” e “tempo con papà” e spesso si assiste a trasformazioni comportamentali del minore con uno e con l’altro genitore: i bambini a volte si comportano come “mamma vuole” o come “papà vuole” o in modi che non diano fastidio ai genitori già così sofferenti, arrabbiati, impegnati. In questi casi il bambino non è libero di esprimersi e sperimentarsi ma si comprime all’interno di atteggiamenti “di facciata”.

I minori possono sentire la necessità di attribuire colpe e responsabilità il che li porta a prendere posizioni in merito ad accadimenti che in realtà non possono comprendere perché appartengono al mondo degli adulti. I bambini possono schierarsi per prendere le difese del “genitore debole”: si avvia così un processo in cui nella psiche si creano zone troppo distinte e differenziate in cui ci sono un buono ed un cattivo, due mondi che spesso arrivano ad assumere connotazioni di rigidità che rendono difficile essere flessibili anche in futuro.

Un risvolto drammatico delle dinamiche conflittuali porta poi il minore alla parentificazione, ad assumersi cioè il ruolo di “genitore del genitore” nel tentativo di aiutare gli adulti: è ciò che accade quando i bisogni dei genitori sovrastano quelli dei minori.

In questo breve excursus abbiano citato le conseguenze più significative che la separazione conflittuale può avere. Possiamo quindi pensare che, se “gestita” in modo conflittuale, la separazione genitoriale rappresenti un furto degli elementi costitutivi dell’infanzia  e che dovrebbero essere garantiti per una crescita serena e libera da traumi e strappi evolutivi. I bambini inseriti in situazioni di grave conflittualità vengono privati dai loro stessi genitori da elementi quali serenità quotidiana, ruolo adeguato all’età, responsabilità adatte alla fase di sviluppo, stabilità, fiducia nelle capacità dei genitori, fiducia in una risoluzione, senso di protezione e sicurezza, spensieratezza e questo è uno dei più gravi furti che un bambino possa subire.

Bibliografia:

Rosa-Tura, 2012, “La separazione genitoriale”, Maggioli Editore, Rn.

Cigoli, Gulotta, Santi, 2007, “Separazione, divorzio e affidamento dei figli”, Giuffrè Editore, Mi.

IL MIO FILO D’UNIONE TRA LEGAMI SPEZZATI. Come i nonni possono offrire un luogo sereno e sicuro ai nipoti nella separazione

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Dott.ssa Lara Astori

Quando una coppia sceglie di condividere la propria vita iniziando a costruire una nuova famiglia, il loro amore coinvolge tutta una serie di altre persone che diventeranno i membri effettivi della loro famiglia: i figli, i nonni, i parenti, gli amici… Poco alla volta inizia così a crearsi un delicato equilibrio in cui tutti gli attori definiscono i propri ruoli attraverso comportamenti, emozioni, desideri, bisogni ma anche diritti e doveri. Capita tuttavia che, in determinate situazioni, i membri della coppia si rendano conto che la loro storia non sta andando come avrebbero voluto e che, pertanto, decidano di separarsi e prendere strade differenti. In questo caso ci si trova davanti ad un momento molto difficile, sia per i due membri della coppia, sia per tutti gli attori che ruotano intorno a loro. In questa situazione il livello di conflittualità, spesso molto alto tra i due ex coniugi, rischia di ripercuotersi pesantemente su bambini/ragazzi e su alcune importantissime relazioni significative createsi all’interno della famiglia: in primis il rapporto nonni – nipoti.

Quando si parla di separazioni viene data grande attenzione ad aspetti quali la genitorialità ed il benessere della prole ma spesso si tende a trascurare l’importanza emotiva dei nonni, generalmente relegati a compiti di babysitteraggio o addirittura allontanati dall’altro genitore che impedisce al minore il diritto di visita. La bibliografia non parla molto dell’argomento, così come i Servizi non sono in grado di offrire progetti mirati ad affrontare in modo tempestivo ed efficace questa tematica. La Legge, al contrario, affronta la questione in modo diretto (Art. 317 bis C.C.):

Gli ascendenti hanno il diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni. L’ascendente al quale è impedito l’esercizio di tale diritto può ricorrere al Giudice del luogo di residenza abituale del minore affinché siano adottati i provvedimenti più idonei nell’esclusivo interesse del minore”.

Ed ecco qui la parola chiave: “nell’esclusivo interesse del minore”. Questo significa che anche i nonni, spesso coinvolti in prima persona nella conflittualità, perché sostenitori delle ragioni dei propri figli, devono riuscire a fare un passo indietro e mettere come valore supremo il benessere dei propri nipoti. È compito dei nonni impedire al conflitto di invadere tutte le dimensioni relazionali ed affettive dei loro prediletti. Questo potrà essere fatto solo fornendo loro un punto di riferimento e un ambiente neutro ed accogliente, in cui bambini e ragazzi possano esprimere le proprie paure, ansie e preoccupazioni relative a quanto sta succedendo.

Quando si è preda a forti emozioni negative, quali rabbia, delusione, preoccupazione questo lavoro risulta molto difficile ma è importante che, nonostante questi sentimenti, ogni nonno riesca a mettere in prima linea l’amore che prova per i propri nipoti, ricordando che i minori non hanno colpa e che, pertanto, si meritano tutto il suo aiuto per continuare a crescere sereni. Grazie all’integrazione tra le informazioni apprese durante i corsi di formazione cui ho avuto modo di partecipare e, soprattutto, al mio lavoro quotidiano svolto a stretto contatto con bambini e famiglie, sono riuscita ad estrapolare una serie di accorgimenti che possono fungere da guida per i nonni in questo delicato momento:

  • riconoscere sempre nei genitori, anche se separati, il principale punto di riferimento per l’intera vita dei loro figli;
  • mostrare un atteggiamento propositivo ed evitare critiche e giudizi verso nipoti e genitori;
  • non sminuire mai, a parole o a fatti, i genitori davanti ai nipoti;
  • non interferire sulle relazioni che i genitori hanno creato con i propri figli, al contrario tutti i nonni possono fornire un enorme aiuto favorendo le relazioni genitori – figli;
  • cercare di costruire un dialogo aperto e sereno con entrambi i genitori e non lasciare mai che i nipoti siano l’unico tramite;
  • non offendersi se talvolta i nipoti non se la sentono di andare a trovarli;
  • supportare, laddove possibile, nel mantenimento dei nipoti e, comunque, non coinvolgere mai i ragazzi in questo tipo di questioni economiche.

La messa in atto di queste strategie richiede ai nonni un grande sforzo ed un immenso lavoro personale, pertanto è bene che, anche loro, possano avvalersi di momenti di confronto con specialisti in grado di aiutarli ad elaborare le proprie emozioni negative e supportarli nel percorso di accompagnamento del nipote.

SEPARATI IN CASA: L’AMBIGUITA’ CHE CONFONDE I BAMBINI

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Dott.ssa Federica Ballestracci. Psicologa-psicoterapeuta

I bambini, per vivere serenamente, hanno bisogno di situazioni chiare, credibili e coerenti: hanno bisogno, in altre parole, della verità. Perché anche se qualche adulto ne dubita, con loro si può parlare di tutto, ovviamente utilizzando il linguaggio e le modalità più adeguate ad ogni fase dello sviluppo. Omettere o mentire, con l’idea di proteggerli, può rivelarsi estremamente controproducente: i bambini rischiano di non riuscire a costruire rapporti basati sulla fiducia, faticano a riconoscere ed esprimere correttamente le emozioni e, seguendo l’esempio dei grandi, imparano a loro volta ad omettere e mentire. Per questo, è sempre meglio scegliere la via della sincerità, anche quando si tratta di parlare della separazione fra papà e mamma.

L’idea che la separazione sia un trauma per i figli piccoli porta spesso a rimandare il più possibile l’evento (“a quando saranno più grandi, così capiranno di più e soffriranno di meno!”), optando per la soluzione dei “separati in casa” che garantirebbe la presenza di entrambi i genitori e la (apparente) continuità della famiglia. L’intenzione sembra nobile, ma non tiene conto dei possibili effetti collaterali.

I genitori possono scegliere di non rendere i figli partecipi di questa decisione, fingendo che tutto sia come prima e mettendo di fatto in scena una vera e propria recita. I bambini però hanno un grande intuito e si renderanno presto conto che qualcosa non va e che dietro l’apparenza felice ci sono tensioni e preoccupazioni; il malessere che si respira in casa lo trasferiranno inevitabilmente anche fuori e sedare le loro ansie con false rassicurazioni servirà solo a confonderli e a turbarli di più. Senza contare che, quando il gioco inevitabilmente sarà svelato, si sentiranno traditi proprio dalle persone di cui si fidavano di più.

D’altra parte, i genitori possono decidere di condividere la decisione con i figli (spiegando che mamma e papà non si amano più, ma si vogliono comunque bene e quindi continueranno a vivere sotto lo stesso tetto, ma in un modo un po’ diverso), credendo così di risolvere il problema della menzogna. Trascurano però il fatto che i bambini conservano sempre la speranza che la famiglia si ricomponga, anche quando l’idea della separazione è stata, apparentemente, compresa e accettata: vedere la mamma e il papà che continuano a condividere momenti della giornata come il pranzo e la cena, che presenziano insieme alle recite scolastiche o alle partite alimenta le loro illusioni e ciò renderà ancora più sgradevole il futuro scontro con la realtà. Perché, prima o dopo, anche questa situazione dovrà cambiare, per esempio quando uno o entrambi i genitori inizieranno una nuova relazione.

Da ultimo, è bene ricordare che i bambini interiorizzano, e poi ripropongono da adulti, i modelli familiari che sperimentano: è quindi sempre bene domandarsi quale idea di famiglia si vuole trasmettere loro.

La “separazione sotto lo stesso tetto” può, eventualmente, essere un espediente a cui ricorrere quando non si è sicuri delle proprie decisioni o quando si vuole abituare gradualmente i bambini al distacco futuro, ma deve essere pensata solo come una transizione: non può e non deve diventare una soluzione a tempo indeterminato.

Bibliografia

Wiemann I., “Quanto essere sinceri con i figli? Come dire ai bambini anche le verità più difficili”, Erikson, 2006.

Andolfi M. (a cura di), “La crisi della coppia” – Una prospettiva sistemico-relazionale, Raffaello Cortina Editore, 1999.

 

OPP in dialogo con Laura Fruggeri sulle famiglie d’oggi il 29 settembre

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“Famiglie d’ oggi” è il titolo dell’ ultimo volume pubblicato dalla prof.ssa Laura Fruggeri, Ordinario di Psicologia delle Relazioni Familiari presso il Corso di Laurea in Psicologia dell’Università di Parma. Il testo, edito da Carocci, è stato il ” pre-testo” per realizzare un confronto tra mondo accademico, ambito giuridico e realta’ scolastica sui cambiamenti radicali ed irreversibili in atto nei sistemi familiari e su come questi mutamenti si riverberino nei contesti istituzionali e comunitari. Interlocutori per l’occasione: l’Avv. Giuseppe Luciani, Presidente dell’Associazione “Il Borgo” e socio A.I.G.A. e il Dirigente Scolastico dell’I.C. Sanvitale – Fra Salimbene, Dr. Pier Paolo Eramo.

Il testo e gli studi della prof.ssa Fruggeri si ispirano alla “cultura della differenza” che si avvale di modelli capaci di analizzare le dinamiche e i processi della vita quotidiana di tutti i tipi di famiglia senza ricondurre a patologia le differenze di struttura, formazione o circostanze di vita delle famiglie contemporanee. La riflessione sui vari capitoli del libro ha permesso di analizzare   le diverse forme familiari a struttura complessa quali le famiglie separate, ricomposte, adottive, affidatarie, con disabili, le famiglie che si formano con procreazione medicalmente assistita etero o omo, le famiglie che si trovano a gestire la comunicazione nell’era del web, quelle che vivono tra due culture, le coppie che vivono a distanza. L’accento posto dalla prof.ssa sui compiti quotidiani, sulle modalita’ di esperire i rapporti affettivi e i legami di cura che queste famiglie devono affrontare e di cui non esiste repertorio ha avviato un interessante confronto sulla gestione della complessita’ in ambito scolastico.

Trasparenza, negoziazione, plurigenitorialità, plurinuclearità, pluriappartenenza, pluriculturalismo, occhio scevro da pregiudizi e fluidità dei processi sono concetti che hanno guidato la rilettura dei contenuti espressi nel testo, a cui hanno fatto seguito domande ed interventi di un pubblico interessato ed attento.

L’evento, organizzato da Osservatorio Psicologi Parmensi, si è svolto nella mattinata di sabato 29 settembre , nella splendida cornice dell’Antica Biblioteca di San Giovanni ed è stato condotto dalla Dott.ssa Cristina Piazza, Vicepresidente O.P.P. Ad aprire i lavori, la Presidente di Osservatorio Psicologi Parmensi, Dott.ssa Anna Sozzi, che ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento.

  • Lo Psicologo in Protezione civile - 1 parte
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Grande partecipazione al Convegno del 24 marzo

24 marzo 2018 Grande partecipazione al Convegno al Palazzo del Governatore “Il diritto alla bigenitorialità è una realtà? Buone prassi e strumenti a tutela dei legami familiari” con Comune di Parma, Aiga Parma e associazioni #maschichesiimmischiano #crescereinsieme #oltreilponte

Patrocinio di: Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, Comune di Parma, AIGA Parma, Università di Parma, AUSL Parma

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