QUANDO LA CONFLITTUALITA’ POST-SEPARATIVA ORIGINA ALIENAZIONE GENITORIALE

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Dott.ssa Cristina Piazza, Dott.ssa Beatrice Chittolini

Il rifiuto di incontrare un genitore da parte di un figlio è un fenomeno che si ritrova spesso in situazioni di conflittualità post-separativa. Tale fenomeno è stato definito da Gardner nel 1984 come Sindrome di Alienazione Parentale o PAS (Parental  Alienation Syndrome) e a  tutt’oggi rimane oggetto di studio, dibattito e ricerca: la sindrome non è infatti riconosciuta come un disturbo psicopatologico dalla  maggioranza della comunità scientifica e giuridica. Studi recenti  e accreditati che hanno posto l’accento sulla complessità dei legami familiari hanno evidenziato come questa controversa dinamica psicologica disfunzionale sia da attribuire non più ad una patologia del minore da “curare” ma ad un disturbo della relazione (della triade madre- padre- figlio).

In un sistema familiare in cui il conflitto tra gli ex-coniugi o ex-conviventi impedisce la comunicazione e la condivisione della responsabilità genitoriale (co-genitorialità) lo scenario relazionale che conduce un bambino alla alienazione di un genitore rappresenta una forma di adattamento del bambino al conflitto, una sorta di ricomposizione del dolore ad esso connesso che non fa che alimentare altro conflitto. In questa situazione il processo di reciproca demonizzazione della coppia coniugale impedisce agli ex di accedere al divorzio psichico, tappa  fondamentale per sancire la fine del  legame ed aprire  a nuovi scenari positivi ed evolutivi.

Quali modalità relazionali mettono in atto i vari protagonisti del gioco familiare disfunzionale che conduce alla  alienazione genitoriale la quale, ribadiamo, deve essere considerata come la risposta adattiva al venir meno di una narrazione familiare condivisa ?

Lo scenario relazionale che si viene a determinare è la formazione di una diade fusionale figlio- genitore, spesso quello collocatario, che si struttura e si rafforza, restituendo potere al bambino/ragazzo per andare in opposizione al terzo (l’altro genitore , non  collocatario).

Il minore si pone nel  ruolo  di “vittima” che si chiude in sè, con modalità regressive, nella relazione diadica (spesso fusionale) con il genitore considerato “salvatore” il quale – a sua volta – si percepisce “vittima” del genitore alienato. Spesso rabbia e senso di vuoto sono le reazioni emotive predominanti che conducono il bambino o il ragazzo ad intraprendere una battaglia che da una parte gli conferisce un “grande potere” ma dall’ altra genera senso di colpa, vergogna e paura. Sentimenti che necessitano di essere placati fondendosi e confondendosi sempre di più con il genitore presunto alienante. E’ necessario sottolineare che questa dinamica  che vede i genitori rispettivamente presunti alienato ed alienante in una modalità contrappositiva, esito di processi psicologici non risolti nel percorso separativo,  conduce a minare la personalità del figlio il quale arriva ad essere inevitabilmente  scisso e misconosciuto nei suoi bisogni evolutivi di base.

Il genitore rifiutato, in molti casi, assume un atteggiamento complementare a quello del figlio: il suo comportamento a volte è reverenziale, quasi di prostrazione come quello di un suddito nei confronti di un principe o di una principessa, tale da alimentare il senso di potere del figlio. Altre volte il comportamento è rabbioso e genera nel  figlio il bisogno di sostegno e protezione e l’idea di doversi rifugiare nella “relazione speciale” con l’ altro genitore.

Il genitore presunto alienante, spesso la madre, è sovente ingaggiato in un rapporto di “salvataggio” del figlio in opposizione al padre: tale dinamica  è espressa a volte  in modo diretto, a volte in modo implicito veicolando con il silenzio un consenso al comportamento di rifiuto del bambino o del ragazzo verso il padre. Il genitore “alienante” può anche trovarsi nella scomoda situazione di spingere il figlio ad incontrare il padre, trasformandosi in “carnefice”, minando inevitabilmente anche  la sua relazione con il figlio. Rabbia, opposizione e disagio del figlio in queste situazioni sono indicatori di difficoltà a volte non riconosciuti nella loro importanza.

La lettura della complessità delle dinamiche relazionali che si attivano nel sistema familiare nelle situazioni di alienazione genitoriale  consente di uscire dalla logica lineare che individua una sola causa (solitamente  l’ex partner collocatario che ostacola la relazione tra il figlio e l’altro genitore)  per definire l’origine di tale fenomeno:  genitori e figli si influenzano reciprocamente  e rimangono imbrigliati, a volte anche per anni, in schemi relazionali rigidi e ripetitivi quanto dolorosi.  Inoltre, al fenomeno più frequente per il quale i padri rifiutati demonizzano  le madri presunte alienanti, seguono non di rado azioni legali delle madri relative a   false denunce ai padri  di maltrattamento o  di abuso sui figli.

Quali interventi ?

Le situazioni di esasperata conflittualità post-separativa che conducono al rifiuto di un genitore possono essere evitate lavorando in modo intensivo sui processi psichici già in fase di preparazione ed accompagnamento alla separazione giuridica. Il lavoro di elaborazione del dolore degli ex per la fine del legame attiva l’autoriflessività ed aiuta ad accedere al divorzio psichico.

Considerare l’alienazione genitoriale come una “patologia da curare” del bambino/ragazzo (pensato contenitore vuoto, passivo e condizionabile) deresponsabilizza gli ex lasciandoli impegnati solo nella loro “battaglia”.

Viceversa, affrontare la problematica dell’alienazione genitoriale come una forma di disagio nelle dinamiche relazionali dell’intero sistema familiare  restituisce responsabilità ai genitori  e permette di riflettere sugli interventi/ provvedimenti  focalizzati sul minore che, i contesti pubblici o privati che lavorano con le famiglie,  spesso attivano nel  tentativo di intervenire sulla conflittualità; tentativo che, in conseguenza di quanto abbiamo detto,  è destinato a rivelarsi  non di rado  fallimentare.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

CRISMA, M., ROMITO, P. (2007) L’occultamento delle violenze sui minori: il caso della Sindrome da Alienazione Parentale. Rivista di Sessuologia, 31(4):263-270.

SACCHELLI D., MARINELLO R. (2018) Separazioni conflittuali. Conflitto, demonizzazione e paradossi nella coppia in fase di separazione. Ed. EDRA

STERN D., 1987 “Il mondo interpersonale del bambino”. ED. BOLLATI BORINGHIERI